Monica e la Maratona di New York.

Mi chiamo Monica Covezzi, ho 52 anni e sono podista da poco tempo.
Non sono mai stata sportiva e nel 2010 mi è stato diagnosticato un carcinoma mammario .
In meno di tre settimane sono stata operata e ho affrontato un percorso di cure di circa diciotto mesi che ho cercato di portare avanti con tutta la positività di cui sono stata capace.
Un giorno un amica mi invita a correre una gara a scopo benefico, io tentenno …. correre ?!?!?
Non ce la farò mai e non mi è mai piaciuto …. però provare non costava nulla. Passo dopo passo, in tre mesi mi preparo per la mia prima 10 km, sette mesi dopo arrivo a correre una 15 km , era luglio 2012 ….. da allora non mi sono più fermata !
D’obbligo il passaggio agli allenamenti di qualità anziché di quantità e qui l’incontro con il grande coach Andrea Gornati, che mi ha portato a correre la mia prima mezza maratona a Berlino, che tra l’altro doveva essere la prima e ultima .... In realtà ho deciso di farne un’altra … era Novembre 2013 e in quei 21 km corsi da sola sotto la pioggia ho iniziato a pensare alla maratona.
Parlo con Andrea, siamo all’inizio del 2014 , non è da molto che corro, lui dice che è un progetto ambizioso, ma se ci rimbocchiamo le maniche ce la possiamo fare, io mi fido di lui e ho iniziato l’allenamento.
La maratona prescelta era Valencia : 16 Novembre 2014, e appena aperte le iscrizioni mi sono iscritta.
Un giorno un’amica podista, anche lei si è ammalata di cancro, mi dice di mandare una mail alla Fondazione Umberto Veronesi raccontando la mia storia e mi dà il link di un progetto :
Questo è il messaggio che un gruppo di donne operate di tumore al seno porterà alla prossima maratona di New York.
«Si può correre per dimostrare, a se stessi e al mondo, che si è tornati alla vita di prima, magari apprezzandola di più. Che si può recuperare completamente la propria forma fisica e persino migliorarla" - commenta Paolo Veronesi, Presidente della Fondazione Veronesi, in occasione di un'iniziativa organizzata insieme a Rosa & Associati: il reclutamento di donne curate per un tumore al seno da allenare in vista della prossima maratona newyorkese, che si terrà come ogni anno la prima domenica di novembre. Ad allenare il particolare team di maratonete sarà il Dott. Gabriele Rosa, specializzato in cardiologia e in medicina dello sport, uno degli allenatori di corsa più noti al mondo.
Angela ed io partecipiamo alle selezioni del progetto #NothingStopsPink, veniamo scelte insieme ad altre trentasei donne tutte accomunate dalla stessa diagnosi: tumore al seno.
Iniziamo gli allenamenti suddivise tra Milano e Brescia con due allenatori, nel frattempo Andrea mi ha sempre seguito, integrando gli allenamenti milanesi con i compiti “a casa”.
Il 1 Agosto 2014, è arrivata la mail con la convocazione : sono nel gruppo delle dieci donne che andranno a New York !
E’ finalmente arrivato il gran giorno, siamo a New York da tre giorni, sveglia alle 4 e alle 6 siamo già a Staten Island e la nostra partenza è fissata per le 11 …. c’è un vento pazzesco!
Ci prepariamo all’ingresso del nostro corral , arriviamo in prossimità della partenza ed un colpo di cannone segna l’inizio della mia prima maratona !
Sul Ponte di Verrazzano il vento è molto molto forte, tutta la tensione accumulata nei giorni precedenti è svanita. La vista di Manhattan con la Statua della Libertà è meravigliosa e in un soffio il ponte è finito, si inizia a sentire il boato della gente, stiamo entrando a Brooklyn, il pubblico fa il tifo , ti chiama, la musica è altissima…. Mentre corriamo sentiamo sempre più spesso il pubblico incitare:
Nothing Stops Pink ! Pink, Pink, Pink … GoGoGo !!!! Loro hanno capito cosa significa il colore rosa della nostra maglietta…..
Siamo in quattro, riusciamo a correre tutte insieme per circa 23 km, poi devo rallentare e siccome non voglio intralciare le altre, dico loro di andare avanti.
Sono riluttanti , lo spirito Pink è unico, sto bene devo solo rallentare un po’e in ogni caso io al traguardo arriverò… riesco finalmente a convincerle e rimango da sola.
Arrivo al Queensboro Bridge il silenzio mi avvolge, un nodo mi prende la gola e le gambe si bloccano, riesco solo a camminare e piango, piango per tutta la lunghezza del ponte.
E’ un mix di emozioni, gioia, dolore e rabbia, butto fuori tutto!
Su quel ponte ho lasciato tutto quello che non volevo più, ho lasciato i pensieri brutti legati alla malattia, le difficoltà di ristabilire una vita normale, ho provato la gioia di guardare avanti, apprezzando e godendo di ogni attimo, senza tralasciare nulla di quello che il futuro ha scritto per me.
Sono alla fine del ponte , in sottofondo il boato del pubblico si fa di nuovo sentire, e lì riparto, le gambe ricominciano a correre , miglio dopo miglio arrivo a Central Park, il pubblico è sempre lì, ti aiuta, ti spinge avanti, arrivo a Columbus Circus ci siamo quasi, so che sono poche centinaia di metri ma sembra non finire mai, l’ultima salita e vedo il traguardo, lo attraverso, esulto … non piango … sono felicissima e come avevo detto il giorno della convocazione : New York sarà il mio traguardo, dopodichè volterò pagina e andrò oltre !
E mentre torno in albergo avvolta nel poncho blu da Finisher con la medaglia al collo, mi godo le “congratulation” dei passanti e so che sto andando oltre .
E Valencia ? Il 16 Novembre sarò anche lì…. sulla linea di partenza ci saranno mio marito ed una carissima amica… doveva essere la nostra prima maratona ,quindi non posso esimermi, ma quel che succederà ve lo racconterò piu avanti , per ora è un segreto tra me e il coach !
Monica